mercoledì 30 aprile 2008

OPPOSIZIONE EXTRAPARLAMENTARE


Altro che pioggia o temporale, è stata una tempesta quella che ha spazzato via sinistra e sinistroidi dal parlamento italiano. Vedere i banchi dove fino a poche settimane fa sedevano i compagni di rifondazione, occupati da Rosy Bindi, fa un po' tenerezza, per non dire altro. Aldilà della questione puramente folkloristica però, un dato incontrovertibile si può leggere: sembra aver perso di significato la funzione dell'opposizione di sinistra alle destre. Mi spiego meglio. Il ruolo a volte pungente, a volte irriverente, a volte intransigente della sinistra in parlamento, ha prodotto negli anni vere e proprie rivoluzioni politiche, che poi sono state condivise dagli schieramenti più moderati. Queste azioni non hanno permesso alle destre di svolgere la loro funzione annacquante, tipica di chi vuole fare le cose sbagliate tingendole da cose gloriose. Invece oggi, già prima delle elezioni, abbiamo assistito ad un buonismo dilagante, ad una voglia matta de "volemose bene" che concede al governo di destra troppe libertà, se mi passate l'allusione.
Insomma, se da una parte l'intrasigenza manifestata in alcune circostanze dalla sinistra ha prodotto malumori, mugugni, fastidi, anche e sopratutto nel centro sinistra, dall'altra parte ha garantito un'opposizione efficace contro le destre liberiste e populiste che non hanno fatto bene all'Italia in 5 anni di governo Berlusconi. Oggi, domani, non sarà più così e il sistema rischia di appiattirsi parecchio, confondendo i contorni di un quadro che si è voluto dipingere più semplice, ma che semplice non è.
Allora il futuro cosa ci riserva? Quale sarà la funzione di questa sinistra extraparlamentare? Probabilmente, nel pensare ad una riorganizzazione, non bisogna dimenticare di rappresentare le istanze di opposizione di quel milione e mezzo di italiani che l'hanno votata e che comunque non si riconoscono nelle forze elette in parlamento. Allo stesso tempo, è di vitale importanza trovare nuove strategie, nuove idee, nuovi volti, per dare alla sinistra italiana un futuro, serio, vero, vivo, senza nostalgie ne rimpianti, ma con tanta voglia di fare il bene di questo paese.
Allora riprendiamoci le piazze, ma riprendiamoci pure le fabbriche, torniamo a parlare con le famiglie degli operai, dei contadini, torniamo nelle scuole, insomma torniamo a fare la sinistra, ma non quella che grida e basta, ma quella delle grandi rivoluzioni culturali, delle conquiste dei diritti, della difesa degli ultimi. Non diamoci troppo presto per morti, come oggi si divertono a fare in molti, perchè questo essere cadaveri della politica, non farà bene al paese, anzì, lo renderà ancora più schiavo del mondo fasullo venduto in tv da Berlusconi.

martedì 15 aprile 2008

LA STORIA CHE CAMBIA.


Non c'è molto da dire, se non che è scomparsa la rappresentanza parlementare della sinistra. L'Italia ha scelto così, poco importa di chi è la colpa in questo momento, di certo bisogna far passare un po' di tempo per asciugare la ferita. Non avrei voluto commentare una sconfitta, ma ancor più non avrei voluto commentare questa sconfitta, sonante, bruciante, inattesa, dura e ingiusta. Dobbiamo essere forti, ma più che altro dobbiamo essere noi stessi, non perdere il lume della ragione e cercare di non far passare troppo tempo per rimettersi in piedi. Come, dove, con chi e in quale forma, lo decideremo nel prossimo futuro, di certo il nostro bagaglio di esperienza e di ideali non va disperso e il proposito di continuare a sperare in una sinistra unita, forte, non radicale e soprattutto non appiattita su Rifondazione, deve essere mantenuto. Sinistra Democratica ha voluto farsi promotrice dell'unità, si è spesa per un progetto ambizioso che non ha avuto il tempo necessario per essere realizzato. Allora accettiamo la storia che cambia e cerchiamo di diventarne i protagonisti, cercando nuove strade e nuovi metodi per condividere le nostre idee con gli altri, proponendoci come la sinistra, democratica e riformista, che per tanti anni ha fatto dei DS il primo partito della sinistra italiana, attraverso i volti nuovi che hanno fatto capolino negli ultimi mesi nella nostra formazione.
La storia cambia, dobbiamo avere il coraggio di farci cambiare anche noi, per essere migliori di quello che siamo, senza la paura di sembrare troppo poco "puri", perchè la purezza che abbiamo sbandierato ai quattro venti in questa campagna elettorale, contro tutto e tutti, riempiendoci la bocca di proclami e saggezza, non è minimamente arrivata agli italiani, che hanno preferito il populismo e la sintesi semplicistica del bipartitismo (per carità, aldilà dei contenuti che essi rappresentano), che hanno preferito cancellarci anzichè darci fiducia.
Io mi sento di dire grazie a tutti quelli che hanno creduto in questo progetto, voglio ribadire lo stesso grazie a quanti decideranno di continuare a crederci, dicendo anche a me stesso che dalla peggiore delle sconfitte si può risalire solo se se ne ha voglia fino in fondo.
Ci ritroveremo lungo la strada, ne sono sicuro.

Alessandro Maiolino

giovedì 10 aprile 2008

POVERA ITALIA, DA CAMBIARE.


Tre gioni, solo tre giorni. In questo brevissimo spazio di tempo ognuno di noi è chiamato a decidere per chi votare. Ancora meno il tempo per mettere in atto la nostra scelta, che potrà essere determinante per il futuro della nostra Nazione e della Sicilia. Una campagna elettorale stancante, almeno per me, che ci ha visti impegnati a cercare di conquistare voto su voto, confrontandoci con veri e propri giganti, con le nostre contraddizioni, ma soprattutto con la gente. Ieri l'altro, mentre continuavano il nostro porta a porta, ci siamo fermati in una casa del quartiere Vicci, abbiamo chiesto il permesso di entrare e una famiglia ci ha accolto. Ho provato vergogna per questa Città, perchè a due passi dalla piazza, dai bei pub e dalle belle statuine, vivono persone in condizioni di disagio insopportabili, senza lavoro o al massimo con lavori precari e saltuari. Inutile ricordare la fatiscenza delle abitazioni, ma ciò che colpisce di più è la totale assenza delle istituzioni: non c'è cura per le strade, la pulizia è affidata alla scopa di qualche mamma di famiglia.

C'è bisogno di un immenso lavoro, anche la nostra Città deve fare i conti con la povertà, si, perchè oggi si è poveri quasi inconsapevolmente, lo si diventa dal momento in cui non si è più in grado di comprare un telefonino, un abito, andare al cinema, al ristorante, acquistare un disco, un piccolo e insignificante extra. Si è poveri perchè quando si riesce ad avere un lavoro, la retribuzione è falsa, ambigua, vergognosa e insufficiente, non si hanno diritti. Siamo sempre più poveri perchè abbiamo dimenticato il senso della solidarietà, perchè chi ha qualcosa la custodisce gelosamente e cerca in ogni modo di averne ancora di più, ad ogni costo, ad ogni livello della scala sociale. Questa povertà che ci avvolge, ha preso il sopravvento e ci spinge a lotte fraticide che rimandano ad altri paesi, posti nei quali le nostre aziende continuano a spedire mine antiuomo al posto delle macchine per l'autoproduzione e lo sviluppo.

Io credo che dopo tanta pioggia il sole dovrà spuntare e con tutto il cuore mi auguro che insieme ad esso, splenda nel cielo l'Arcobaleno.