mercoledì 30 settembre 2009

NO AL TICKET SULLA LIBERTA' DI STUDIO


Il circolo di Sinistra Democratica di Pozzallo, esprime tutto il suo disappunto nel venire a conoscenza della palesata volontà dell’amministrazione Sulsenti di ritornare sui suoi passi e introdurre un ticket per l’abbonamento AST dei ragazzi pozzallesi, studenti pendolari, che quindi devono necessariamente usufruire dell’autobus per recarsi a scuola. Crediamo, come già abbiamo espresso in passato, che questo sia un atto che penalizzi fortemente le famiglie, specialmente in questo periodo di crisi economica, oltre che minare il principio stesso del diritto allo studio e della libera scelta degli istituti da frequentare. I motivi di questa decisione ci appaiono quanto mai insensati, vista tra le altre cose la bassa incidenza di una tale entrata sullo stato delle casse comunali, che invece sono state prosciugate da incarichi ad esperti di varia natura, da una programmazione di eventi estivi di buona qualità ma di caro prezzo, con una presenza ridicola di pubblico pagante ( a parte rare occasioni) e la bocca piena di auto-adulazione. Chiediamo che la Giunta Sulsenti si ravveda e continui a fornire ai nostri ragazzi e alle loro famiglie l’abbonamento scolastico gratuito, percorrendo la strada del buon senso e del sostegno ai cittadini. In caso contrario daremo tutto il nostro appoggio alle manifestazioni già indette spontaneamente dagli studenti e continueremo ad oltranza con il dissenso, fino ad una soluzione definitiva della questione. NESSUN TICKET SUL DIRITTO ALLO STUDIO, NESSUN TICKET ALLA LIBERTA’ DI SCEGLIERE IL PROPRIO FUTURO.

Alessandro Maiolino

Coordinatore Cittadino

SINISTRA DEMOCRATICA

martedì 29 settembre 2009

SINISTRA E LIBERTA’, UNA GRANDE OCCASIONE


A una settimana esatta dal flusso di emozioni che ha attraversato l’assemblea nazionale di Sinistra e Libertà a Bagnoli, non ho ancora smarrito quella buona aria che abbiamo respirato. Quell’assemblea ha forzato una porta che avrebbe potuto rimanere chiusa e che in ogni momento, come quelle dei portoni con la molla che spinge per ritornare nella posizione usuale, potrebbe richiudersi di nuovo.

In quel passaggio fragoroso, vitale, si sono incontrate storie personali e collettive che stanno imparando a conoscersi e si sono sovrapposte esperienze che da tempo si frequentano senza essere mai riusciti a parlarsi. Ci sono stati limiti ed errori, ma per me l’atto fondativo, quel levarsi in piedi per riconoscersi nel percorso futuro, è stato di certo il segno che rimarrà, quando valuteremo quell’assemblea non con il misurino del sarto, che cerca qualche asola da rammendare, ma con la stradera che si usa nei porti per pesare i prodotti che hanno attraversato il mare. Da quell’assemblea sono venute alcune cose sulle quali vale la pena riflettere.

Per prima è emersa la volontà di non tornare più indietro, di non portare nei luoghi di partenza le stesse incertezze che c’erano state all’inizio. Quelli che lì erano presenti, ne rappresentavano altri che avevano scritto documenti che vanno fatti circolare. Quei contenuti uniti dal filo rosso dell’insofferenza ai tatticismi e alle tecniche dilatorie in cui la sinistra sa essere maestra, si sono aggiunti ai tanti interventi che esprimevano la spinta positiva della platea.

Poi è stato nominato, perché non è stata evidentemente un’elezione, un coordinamento. Un coordinamento transitorio che ha il compito di dare esecuzione e metodo ad un impegno scritto che ha raccolto le linee essenziali del processo costituente. Essendo stato chiamato a farne parte non sento per primo il suo limite di rappresentatività ed è per questo motivo che non intendo eludere i problemi che a ciò sono connessi. Non dirò, insomma, che a questo punto si tratta di far funzionare la macchina, di superare le incomprensioni. Piuttosto, seguendo una vecchia lezione del movimento operaio, penso che tutti noi al di là di incarichi formali, siamo chiamati a cambiare il motore di questa macchina mentre è in moto. Questo convincimento non riguarda solamente il percorso che stiamo intraprendendo. E’ un dato essenziale per saper collocare l’azione politica, di sinistra, nel momento di maggiore crisi della rappresentanza politica, quel momento in cui le parole note (partito e leadership in primis) vanno ricostruite nel senso e nella sostanza per non farle diventare una pallida, o peggio grottesca, imitazione delle forme politiche esistenti sul “mercato”. Il primo impegno sottoscritto è quello di avviare l’adesione individuale a Sinistra e Libertà. L’adesione non può che avvenire per richiesta di un certificato, di una carta, insomma di una tessera uguale su tutto il territorio nazionale, con tanto di numero progressivo e di quota di sottoscrizione. Questo non è un punto interpretabile diversamente e, ai tanti che me lo hanno chiesto insistentemente, ripeto che non è un punto in discussione. L’adesione individuale chiude la fase in cui i soggetti promotori di Sinistra e Libertà hanno dovuto agire con un metodo federativo, che pure è stato fin qui il garante di non piccole cose, quali la presentazione delle liste e la costruzione della campagna elettorale.

Dalle prime adesioni possono nascere i circoli di Sinistra e Libertà, che, ovviamente, in questa fase d’avvio saranno completamente liberi di scegliere le modalità di organizzazione sul proprio territorio o per affinità tematiche. Non a caso nell’impegno che si è preso nell’assemblea non si fa riferimento ad altri livelli che a quelli regionali e nazionale. Le regole dello stare insieme dovranno essere motivo di discussione a tutti i livelli, a partire dalle commissioni che avranno compito di preparare il primo congresso che si terrà l’estate prossima. Aggiungo che, nelle molteplici occasioni che ho potuto incrociare, ho avuto la netta impressione che anche ai livelli regionali la maturità del processo sia più avanti di ciò che nel documento finale è proposto e che, anzi, alcune esperienze possano diventare persino un modello da seguire. Inoltre, credo che l’autonomia delle esperienze regionali sia un bene da coltivare, anche in funzione della critica alla forma tradizionale dell’organizzazione partitica.

Il secondo impegno è stato quello di convocare un’assemblea programmatica. Che ruolo ha quest’assemblea? Chi vi parteciperà? Quali decisioni assumerà? Penso che non si possa indugiare nel rispondere. Ciò che proporrò è che, per logica deduzione delle cose che ci siamo detti a Bagnoli, quest’assemblea sia pienamente interna al percorso congressuale, ovvero ne sia il formale avvio. Non un congresso anticipato, ma un luogo di costruzione dei contenuti e delle regole del nostro progetto. Per far questo non potrà che essere un assemblea per delegati, aggiungo, senza vincoli di mandato, Avviate le decisioni ci sono molti modi di consentire agli aderenti di individuare i delegati. Al di là dei tecnicismi, l’esigenza è che se ne trovi uno, in tempi rapidissimi, per consentire a tutti di partecipare consapevolmente al primo vero passaggio democratico di Sinistra e Libertà. Quell’assemblea, nella sua sovranità, potrà dunque assumere decisioni effettive, sia sulle scelte politiche che su quelle che ci porteranno all’appuntamento delle regionali e poi al primo congresso. Ovviamente, nel frattempo, ci saranno altre mille iniziative, da fare ed organizzare, il cui impatto sarà, di gran lunga, ciò che maggiormente ci caratterizzerà nel dibattito pubblico. Eppure, le due questioni che citavo in precedenza sono essenziali affinché si dispieghino pienamente le nostre potenzialità.

Infine vorrei avanzare una proposta di metodo, che in realtà vorrebbe rispondere anche ad un esigenza, giustamente sentita, di “socializzazione” dei percorsi che stiamo costruendo. Perché, visto che non abbiamo né segreti né segreterie, i coordinamenti di Sinistra e Libertà, a partire dal “nazionale” non rendono accessibili le proprie riunioni? Tecnicamente sarebbe facile (l’ho visto fare persino dalla teutonica segreteria della Linke!) politicamente, per noi, veramente utile. Saremmo, così, impegnati a promuovere le discussioni, la politica, “in pubblico”, come disse Asor Rosa. Un piccolo gesto che eviterebbe le contorte “reinterpretazioni autentiche”, nelle quali ciascuno la racconta a modo proprio. Proprio perché siamo all’inizio di questo percorso dobbiamo cercare di evitare di ricadere in errori o eccessive cautele, nostre o di altri (basti pensare alla sostanza presidenzialista del dibattito congressuale nel Pd), pensando alle tante cose che dovremo “inventare e reinventare” per far vivere Sinistra e Libertà.


di Gennaro Migliore

da L’Altro - 27 settembre 2009

Coordinamento nazionale di Sinistra e Libertà

domenica 27 settembre 2009

MA QUANTO DOBBIAMO ANCORA SOPPORTARE?


Purtroppo devo assistere da lontano a questo immenso teatrino messo su dall'amministrazione Sulsenti, ma in questi quattro mesi passati a Pozzallo ho avuto modo di provare sulla mia pelle quanto sia "orticante" questo atteggiamento altezzoso, intimidatorio e spaccone di certi personaggi. Queste persone non si sono ancora rese conto che il governo di una città non da il diritto di fare e dire quello che si vuole: le scelte amministrative, se pur personali, devono tenere conto delle reali esigenze di una comunità, rispettando anche chi non la pensa nello stesso modo. Non c'è mai stato un confronto proficuo e propositivo da parte di questa amministrazione nei riguardi della minoranza, che invece è stata sem pre colpita in maniera vergognosa e senza rispetto. Tutti ricorderete le affermazioni di uno degli assessori della Giunta Sulsenti nei miei confronti appena due mesi fa, eppure sembra che nessuno ne abbia fatto tesoro dell'accaduto! Il tentativo di imbavagliare i consiglieri di opposizione, la stampa non allineata e persino i cittadini che esprimono malcontento e dissenso, personalmente mi fa pensare ad una mancanza di idee e capacità programmatiche che devono essere necessariamente sopperite con la prevaricazione e la falsità. Certi comunicati stampa dell'amministrazione comunale rasentano il ridicolo per la quantità di informazioni sbagliate contenute, atte a sminuire gli avversari politici e decantare sopraffine manovre amministrative che in verità altro non sono che rozzi tentativi di barcamenarsi nella politica di una città come Pozzallo, che però non aspetta altro che liberarsi di questi individui. Sciorinare cifre altisonanti sulle presenze turistiche dovrebbe secondo qualcuno sopperire ai problemi cronici della nostra città? La gente a Pozzallo è sempre venuta e verrà per la meravigliosa qualità del nostro mare, per la gentilezza degli abitanti e per la bontà del nostro cibo, sarebbe opportuno e quanto mai lodevole non prendersi meriti che non si hanno (questo vale per tutti!). Mi auguro di cuore che il clima si possa stemperare e si cominci finalmente a fare la politica che chiede la gente, quella comune, quella che ogni giorno esce di casa per lavorare, che deve far fronte ad una crisi economica terribile, che deve pensare al futuro dei propri figli e che non ha voglia di annoiarsi con le beghe di una classe politica capace solo di riempire i giornali e rendersi protagonista di squallide esibizioni da operetta!