martedì 29 settembre 2009

SINISTRA E LIBERTA’, UNA GRANDE OCCASIONE


A una settimana esatta dal flusso di emozioni che ha attraversato l’assemblea nazionale di Sinistra e Libertà a Bagnoli, non ho ancora smarrito quella buona aria che abbiamo respirato. Quell’assemblea ha forzato una porta che avrebbe potuto rimanere chiusa e che in ogni momento, come quelle dei portoni con la molla che spinge per ritornare nella posizione usuale, potrebbe richiudersi di nuovo.

In quel passaggio fragoroso, vitale, si sono incontrate storie personali e collettive che stanno imparando a conoscersi e si sono sovrapposte esperienze che da tempo si frequentano senza essere mai riusciti a parlarsi. Ci sono stati limiti ed errori, ma per me l’atto fondativo, quel levarsi in piedi per riconoscersi nel percorso futuro, è stato di certo il segno che rimarrà, quando valuteremo quell’assemblea non con il misurino del sarto, che cerca qualche asola da rammendare, ma con la stradera che si usa nei porti per pesare i prodotti che hanno attraversato il mare. Da quell’assemblea sono venute alcune cose sulle quali vale la pena riflettere.

Per prima è emersa la volontà di non tornare più indietro, di non portare nei luoghi di partenza le stesse incertezze che c’erano state all’inizio. Quelli che lì erano presenti, ne rappresentavano altri che avevano scritto documenti che vanno fatti circolare. Quei contenuti uniti dal filo rosso dell’insofferenza ai tatticismi e alle tecniche dilatorie in cui la sinistra sa essere maestra, si sono aggiunti ai tanti interventi che esprimevano la spinta positiva della platea.

Poi è stato nominato, perché non è stata evidentemente un’elezione, un coordinamento. Un coordinamento transitorio che ha il compito di dare esecuzione e metodo ad un impegno scritto che ha raccolto le linee essenziali del processo costituente. Essendo stato chiamato a farne parte non sento per primo il suo limite di rappresentatività ed è per questo motivo che non intendo eludere i problemi che a ciò sono connessi. Non dirò, insomma, che a questo punto si tratta di far funzionare la macchina, di superare le incomprensioni. Piuttosto, seguendo una vecchia lezione del movimento operaio, penso che tutti noi al di là di incarichi formali, siamo chiamati a cambiare il motore di questa macchina mentre è in moto. Questo convincimento non riguarda solamente il percorso che stiamo intraprendendo. E’ un dato essenziale per saper collocare l’azione politica, di sinistra, nel momento di maggiore crisi della rappresentanza politica, quel momento in cui le parole note (partito e leadership in primis) vanno ricostruite nel senso e nella sostanza per non farle diventare una pallida, o peggio grottesca, imitazione delle forme politiche esistenti sul “mercato”. Il primo impegno sottoscritto è quello di avviare l’adesione individuale a Sinistra e Libertà. L’adesione non può che avvenire per richiesta di un certificato, di una carta, insomma di una tessera uguale su tutto il territorio nazionale, con tanto di numero progressivo e di quota di sottoscrizione. Questo non è un punto interpretabile diversamente e, ai tanti che me lo hanno chiesto insistentemente, ripeto che non è un punto in discussione. L’adesione individuale chiude la fase in cui i soggetti promotori di Sinistra e Libertà hanno dovuto agire con un metodo federativo, che pure è stato fin qui il garante di non piccole cose, quali la presentazione delle liste e la costruzione della campagna elettorale.

Dalle prime adesioni possono nascere i circoli di Sinistra e Libertà, che, ovviamente, in questa fase d’avvio saranno completamente liberi di scegliere le modalità di organizzazione sul proprio territorio o per affinità tematiche. Non a caso nell’impegno che si è preso nell’assemblea non si fa riferimento ad altri livelli che a quelli regionali e nazionale. Le regole dello stare insieme dovranno essere motivo di discussione a tutti i livelli, a partire dalle commissioni che avranno compito di preparare il primo congresso che si terrà l’estate prossima. Aggiungo che, nelle molteplici occasioni che ho potuto incrociare, ho avuto la netta impressione che anche ai livelli regionali la maturità del processo sia più avanti di ciò che nel documento finale è proposto e che, anzi, alcune esperienze possano diventare persino un modello da seguire. Inoltre, credo che l’autonomia delle esperienze regionali sia un bene da coltivare, anche in funzione della critica alla forma tradizionale dell’organizzazione partitica.

Il secondo impegno è stato quello di convocare un’assemblea programmatica. Che ruolo ha quest’assemblea? Chi vi parteciperà? Quali decisioni assumerà? Penso che non si possa indugiare nel rispondere. Ciò che proporrò è che, per logica deduzione delle cose che ci siamo detti a Bagnoli, quest’assemblea sia pienamente interna al percorso congressuale, ovvero ne sia il formale avvio. Non un congresso anticipato, ma un luogo di costruzione dei contenuti e delle regole del nostro progetto. Per far questo non potrà che essere un assemblea per delegati, aggiungo, senza vincoli di mandato, Avviate le decisioni ci sono molti modi di consentire agli aderenti di individuare i delegati. Al di là dei tecnicismi, l’esigenza è che se ne trovi uno, in tempi rapidissimi, per consentire a tutti di partecipare consapevolmente al primo vero passaggio democratico di Sinistra e Libertà. Quell’assemblea, nella sua sovranità, potrà dunque assumere decisioni effettive, sia sulle scelte politiche che su quelle che ci porteranno all’appuntamento delle regionali e poi al primo congresso. Ovviamente, nel frattempo, ci saranno altre mille iniziative, da fare ed organizzare, il cui impatto sarà, di gran lunga, ciò che maggiormente ci caratterizzerà nel dibattito pubblico. Eppure, le due questioni che citavo in precedenza sono essenziali affinché si dispieghino pienamente le nostre potenzialità.

Infine vorrei avanzare una proposta di metodo, che in realtà vorrebbe rispondere anche ad un esigenza, giustamente sentita, di “socializzazione” dei percorsi che stiamo costruendo. Perché, visto che non abbiamo né segreti né segreterie, i coordinamenti di Sinistra e Libertà, a partire dal “nazionale” non rendono accessibili le proprie riunioni? Tecnicamente sarebbe facile (l’ho visto fare persino dalla teutonica segreteria della Linke!) politicamente, per noi, veramente utile. Saremmo, così, impegnati a promuovere le discussioni, la politica, “in pubblico”, come disse Asor Rosa. Un piccolo gesto che eviterebbe le contorte “reinterpretazioni autentiche”, nelle quali ciascuno la racconta a modo proprio. Proprio perché siamo all’inizio di questo percorso dobbiamo cercare di evitare di ricadere in errori o eccessive cautele, nostre o di altri (basti pensare alla sostanza presidenzialista del dibattito congressuale nel Pd), pensando alle tante cose che dovremo “inventare e reinventare” per far vivere Sinistra e Libertà.


di Gennaro Migliore

da L’Altro - 27 settembre 2009

Coordinamento nazionale di Sinistra e Libertà

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